“Nel mezzo del cammin di nostra vita
mi ritrovai in tanti studi oscuri,
ché la mestruazione era sparita”
Maggio 2018, quasi trentadue anni, manca poco al mio matrimonio. Al momento, io e il mio fidanzato (e, tre giorni a settimana, la figlia di lui) non abbiamo una casa in cui stare, anni di pillola e nuvaring sospesi da sedici mesi. In quei sedici mesi, un solo ciclo.
Vortici di visite, esami, teorie e rimbalzi vari: la ginecologa che, tra la novantesima e la novantaduesima paziente del pomeriggio, sentenzia sbrigativa “ovaio microfollicolare. Unica soluzione: pillola o anello”; bombardamenti ormonali che nemmeno gli americani a Hiroshima, ma senza effetti.
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L’endocrinologo che ti liquida in tre minuti (stabilendo il record mondiale per costo della consulenza al nanosecondo), colpevolizzando l’attività fisica, unica rea non confessa della tua amenorrea.
Attività fisica peraltro piuttosto nella norma, nonché unica cosa che ti aiuti nella ricerca di un punto di equilibrio precario tra il cibo come conforto e anni di mezze diete umilianti quanto inutili.
Perché non ti nutri né ti sazi ma ti riempi, o almeno ci provi, in un perenne tentativo di colmare i vuoti. Perché quel corpo poi non ti rassomiglia e non è collaborativo e ti isola e chiude il cerchio dandoti nuovi vuoti da riempire.
È a questo punto che la mia amica, la futura testimone di un matrimonio che sembra non s’abbia da fare, mi propone la visita da una nutrizionista biologa: è specializzata, tra le altre cose, nel legame tra il cibo, gli ormoni e il loro bilanciamento. Il cibo, il mio miglior nemico: possibile che sia una soluzione?
Beh, ho provato un po’ di tutto e liquidare un’ipotesi sensata senza averle dato un’opportunità non fa parte di me.
Il resto è storia, ormai. È il sorriso caldo e accogliente di Rosa, che sembra abbia ritrovato l’amica di tante estati e invece ti vede per la prima volta, che ti tratta come la persona che sei, e non come una percentuale statistica.
Chiede, s’informa, pensa, studia (i tuoi gusti e le inclinazioni inclusi). È presente, vive la tua storia, ne è partecipe: in questo anno soffre con me la mancanza della casa – i furbi che vincono sugli ingenui è storia vecchia mai passata di moda! -, cerca persino per me una soluzione, mi dà linee guida, ci aggiorniamo, mi fa forza, mi domanda del matrimonio che ancora tocca rimandare.
Sorride sempre, Rosa. E non si ferma: credo che il tempo per imparare e aiutare le sembri non essere mai abbastanza.
E in questo tempo pensa a come gestire una che si sveglia pronta a mangiare Lucullo con tutto il suo banchetto, che dopo allenamento razzierebbe il banco del panettiere sotto casa, che se salta uno spuntino si sente pacifica come Uma Thurman mentre cerca Bill.
Certo, faccio gli esami (pochi, raramente). Prendo gli integratori, cerco di ascoltare i suoi consigli più che posso; mi sono misurata per qualche tempo la temperatura, ogni mattina. Ma l’ho fatto per me: mi sono messa al centro perché ho incontrato una professionista umanamente capace di farti capire quanto questo sia importante e imprescindibile.
Le mestruazioni non sono un obiettivo per cui combattere, dannarsi, lavorare: l’obiettivo siamo noi.
Giugno 2019. Ho ancora qualche scatolone che supplica di essere aperto, ma otto mesi mi sembra un tempo ancora prematuro per dir loro addio. Non è pigrizia, è che io mi affeziono alle cose.
Mi sono sposata un mese fa. È stato banalmente il giorno più bello della mia vita.
Il ciclo mi era venuto dieci giorni prima: non ha ancora imparato da me la puntualità ma, da un po’ di mesi, viene a trovarmi regolarmente e, soprattutto, sa rispettare i momenti importanti.
Sarah