Era l’estate del 2011 quando ho iniziato ad avere delle diarree frequenti accompagnate da dolori addominali diffusi e flatulenza. Talvolta presentavano anche del muco e un po’ di sangue, ma i medici dicevano che poteva trattarsi di un problema di emorroidi e che non era il caso di eseguire degli esami diagnostici invasivi come colonscopia e rettoscopia.
Verso la fine del mese di novembre dello stesso anno la situazione è precipitata: ho iniziato ad avere più di dieci scariche diarroiche al giorno miste a muco e sangue. Così finalmente a gennaio del 2012 sono stato sottoposto a colon-rettoscopia, con esame istologico dei tessuti.
Mi è stata diagnosticata una rettocolite ulcerosa estesa a tutto il colon (pancolite). Inizialmente non ho capito la gravità della situazione; i medici mi hanno prescritto subito delle compresse di mesalazina e cortisone (farmaco Deltacortene) dicendomi che l’alimentazione non influiva minimamente sul mio stato di salute e sul decorso della mia patologia.
Nel giro di una settimana stavo meglio, ma avvertivo già i sintomi avversi del cortisone (gonfiore, irritabilità, aumento di peso, dolori gengivali ecc.) e non appena ho iniziato a diminuire il dosaggio, il sangue e il muco si sono ripresentati nelle feci. Così a marzo del 2012, per poter sospendere il cortisone, il gastroenterologo ha deciso di prescrivermi l’immunosoppressore (azatioprina) insieme alla mesalazina.
Dopo circa un anno di alti e bassi l’immunosoppressore ha smesso di fare il suo “dovere” e ho dovuto rifugiarmi di nuovo nel Deltacortene poiché mi ritrovavo nel bel mezzo di una riacutizzazione. I medici pertanto, dopo avermi sottoposto ai dovuti esami di rito, ad aprile dello stesso anno mi hanno prescritto delle infusioni endovenose periodiche (una ogni due mesi) con il farmaco biologico Remicade (Infliximab), che dà effetti collaterali sistemici non trascurabili.
A quel punto ho iniziato a preoccuparmi, in quanto su di me incombeva l’ombra dell’intervento chirurgico (colectomia totale) che non è proprio come ricevere una scatola di cioccolatini.
Ho iniziato così a documentarmi in rete e ho sperimentato, sotto la supervisione di vari professionisti, i più disparati metodi alternativi tra cui l’omeopatia, la medicina ayurvedica, diverse diete e mode alimentari (crudista, vegana, dei gruppi sanguigni, paleo) senza alcun risultato positivo degno di nota.
Nell’estate del 2014 sono venuto a conoscenza del protocollo Coimbra, nel quale vengono utilizzati alti dosaggi di vitamina D sotto stretto controllo medico per il trattamento delle patologie autoimmuni. Così dopo aver fatto gli esami ematochimici, a gennaio del 2015 ho iniziato la cura con la supervisione di un medico italiano autorizzato a prescrivere questo tipo di trattamento.
A maggio dello stesso anno ho deciso di sospendere, contro il parere del gastroenterologo che mi seguiva, la somministrazione del farmaco biologico Remicade a causa di effetti collaterali a carico del sistema nervoso periferico.
A ottobre del 2015 ho avuto una nuova riacutizzazione e ho dovuto interrompere anche il protocollo Coimbra, che pur rimanendo valido per molte patologie autoimmuni e per molti pazienti, sulla mia RCU non ha prodotto l’effetto desiderato.
Ma grazie a questo protocollo terapeutico ho avuto modo di conoscere in rete tante persone, tra le quali anche la dottoressa Rosa Flocco, biologa nutrizionista.
Così dal 2 novembre 2015, dopo aver fatto gli esami ematochimici richiesti, ho iniziato il protocollo alimentare/terapeutico della dottoressa Flocco. Le prime settimane sono state davvero dure, viste le restrizioni alimentari alle quali ero sottoposto, ma i risultati sono arrivati e, per la prima volta dalla mia diagnosi di RCU, sono riuscito ad andare in remissione senza ricorrere al cortisone.
Adesso sto davvero bene e le restrizioni alimentari che ho sono davvero minime. Anche il mio gastroenterologo non riesce a spiegarsi il mio stato di benessere, visto che l’unico farmaco che ancora assumo è la sola mesalazina a compresse, e mi dice che per la sua decennale esperienza io avrei tutte le carte in regola per essere un perfetto candidato all’intervento chirurgico di asportazione totale del colon.
Questa esperienza mi ha fatto comprendere quanto è importante per la nostra salute seguire una corretta alimentazione, la quale non è e non può essere uguale per tutti ma deve, soprattutto in caso di patologie gravi, essere pianificata da un professionista del settore.
Mi ritengo davvero fortunato ad avere incontrato una professionista seria e disponibile come Rosa. Avrò sempre nei suoi confronti un enorme debito di riconoscenza.